Percorso artistico


Sono nato il 6 agosto del 1943 a S. Miniato (Pi) da genitori agricoltori. La guerra era ancora in corso ma non ricordo niente di quelle drammatiche vicende. Ricordo molto bene invece i racconti della guerra, i bombardamenti, la paura della fame, i rifugi, il passaggio del fronte, i tedeschi in ritirata, l’arrivo degli americani, l’eccidio del Duomo di S. Miniato, il maresciallo Badoglio…Ricordo però anche la voglia di ripartire e di costruire una società migliore e soprattutto la speranza di noi giovani adolescenti in un futuro di pace e di prosperità. L’ambizione dei genitori era quella di poter garantire ai propri figli un diploma di studio, un lavoro in ufficio, un impiego statale, un’assunzione alla Piaggio o in Ferrovia. Alla richiesta di fare il maestro o il pittore, mio padre acconsentì agli studi magistrali ma vietò drasticamente la prospettiva del pittore: l’unica alternativa era il lavoro dei campi. Il “pittore” non dava sufficienti garanzie per il futuro…


Proseguirono gli studi ma si intensificarono anche le “fughe” in vespa a dipingere i paesaggi della Valdegola. Si facevano le feste da ballo in casa e dai Juke-box uscivano le note di Elvis Presley, Mina e Celentano.


Sulla rivista “Epoca” incontro casualmente il pittore Cèzanne; vi è riportato un servizio fotografico e il racconto della sua pittura. Ne rimango affascinato e, per tutta la mia esperienza di pittore, sarà sempre il mio punto di riferimento.


Passano gli anni e le mie esperienze magistrali fanno da cornice ai primi concorsi di pittura e le prime esposizioni personali. Il mondo vivace e colorato dei bambini ispira ed alimenta la mia voglia di dipingere.


E’ il periodo in cui amo dipingere tutto ciò che mi circonda: tutte le mie visioni ed emozioni sono racchiuse in tanti tubetti di colore che attendono soltanto di essere aperti- (“L’intuizione espressiva si fa forte ed efficace nella materialità di toni caldi ed accesi che diventano elemento costruttivo di notevole suggestione”)( G. Panzani).


I paesaggi hanno però per me un fascino particolare: i grandi campi di grano, i lunghi filari di viti e le immense distese di girasoli vengono imprigionati sulle tele attraverso stesure materiche di colore. I gialli acquistano una luce particolare e i violetti creano una tonalità riflessa e costante ( “…istintivamente portato al gusto tonale e sensibile ai richiami del paesaggio…in cui hanno valore la luce e la materia…una tavolozza contraddistinta dalla purezza e dalla naturale vibrazione del colore”) (S. Amodei)


Le tracce dell’uomo si notano nella vegetazione rigogliosa, nei campi arati e coltivati, nei filari di viti, nei casolari immersi nella campagna, nelle cantine umide, nei granai polverosi, nelle vecchie cucine affumicate e sui vecchi scaffali. (“La pittura diventa quasi paesaggio segreto attraverso le corde dell’emozione, per raggiungere, attraverso i viali deserti di un grande cancello, un senso di solitudine, ma anche di purezza e di catarsi. Le esplosioni luminose dei fiori, dei campi di grano e della riviera diventano il controcanto ad un senso di vuoto e di solitudine…”) (R. Ferruccci).


La tangibilità della presenza dell’uomo nella natura diventa però reale con l’ingresso degli “ Spaventapasseri” a dominare la scena. E’ una presenza vigile costante che ha la pretesa di tenere sotto controllo i fenomeni e gli eventi naturali: pretesa che accomuna l’uomo e lo spaventapasseri in un’unica identità.


Essi ci rappresentano nella nostra quotidianità fatta di gioie, speranze, aspirazioni ma anche di paure, ansie e delusioni sullo sfondo di paesaggi urbani e rurali.


Sono questi i temi prevalenti della mia produzione dagli anni 90 in poi che hanno determinato la definizione “ Il pittore degli Spaventapasseri”.


( “ Se una tematica pittorica può bastare alla connotazione di un artista, nel caso di Lorenzo Terreni, bisogna pensare allo” Spaventapasseri”) ( F. Nesi)


(“Dolci linee di colline splendide geometrie di vigneti e uliveti, bordati di file di cipressi, fanno da sfondo ai grandi campi di grano e girasoli che Lorenzo Terreni, ormai da molti anni, dipinge don inesauribile passionalità.


Queste visioni sono il patrimonio spirituale del pittore che fa tesoro dei suoi ricordi per accendere il presente con messaggi di bellezza e serenità: I suoi paesaggi sono animati spesso da colorate ed evanescenti figure che, con i loro movimenti, si armonizzano con i sussulti della natura e gli aliti del vento: sono gli “ Spaventapasseri”.


Rappresentanti della nostra umanità, testimoniano le nostre vicende terrene dall’inizio della creazione fino all’inevitabile corrosione del tempo.” ) ( T. Neri )


( “ gli “Spaventapasseri di Terreni: Prima fanno quasi sorridere, ma attenzione perché la piega della bocca può diventare amara….Ci vuol poco a capire; essi sono noi stessi. Pirandello parlò della maschera, altri artisti famosi sono ricorsi ai manichini….” ( E. Succi )


( “ lo “Spaventapasseri” , simbolo perenne di una fragilità umana su cui vento e acqua imperversano per fatalità di natura e di Storia, si è tramutato in un elemento funzionale alle composizione stessa….”) ( D. Carlesi)


Il mio percorso artistico è in pieno svolgimento e la mia ricerca va avanti sul filo della continuità: ( “ il discorso di Terreni si è approfondito in qualità e in spessore ideativo. Tutto ora sembra placato in una preventiva visione mentale capace di intimizzare la successiva pittura per renderla aderente ad una più umana dimensione poetica….” ( D.Carlesi )


La stesura pittorica si concretizza su superifici materiche costituite da sabbia, calce, colla, trame di yuta ecc., spesso su supporti naturali consumati dal tempo ( finestre, persiane, sportelli ecc.)


L’inizio dell’opera parte sempre dalla stesura materia delle basi provando la primitiva emozione di una ricostruzione sintetica delle pareti delle caverne, testimoni arcaici dei primitivi gesti artistici.


Il mio futuro percorso artistico ha un unico e ambizioso progetto: vedere il mondo con gli occhi di un bambino , poterlo raccontare nei miei dipinti e provare ogni volta meraviglia e stupore.


Pretese ed aspirazioni legittime nella consapevolezza però che i percorsi artistici conoscono le partenze ma non conoscono gli arrivi.